Fisiologia dell’allenamento della flessibilità

Come abbiamo già visto qui La mobilità articolare la mobilità articolare è il risultato della capacità di allungamento muscolo-tendinea e dell’articolarità. Essendo l’articolarità una condizione genetica che riguarda la forma e la direzione delle ossa è poco allenabile. Per ottenere i migliori risultati possibili si rende necessario allenare questa capacità già nell’età infantile. La capacità di allungamento muscolo-tendinea invece non dipende così fortemente dai fattori anatomici e risulta più semplice da allenare.

Vediamo ora quali sono i fattori che influenzano la mobilità articolare:

  • ipertrofia;
  • tono muscolare;
  • tessuto connettivo (tendini, legamenti e fascia);
  • età e sesso;
  • riscaldamento e temperatura;
  • fatica;
  • ampiezza del movimento.
allenamento flessibilità

Ipertrofia

Uno sviluppo muscolare portato a livelli estremi può avere ripercussioni negative sulla mobilità articolare. Tuttavia non esiste correlazione diretta tra questi due punti. Pensiamo per esempio ai ginnasti che nonostante abbiano buone masse muscolari sono dotati di grande capacità di movimento, oppure ai culturisti come l’ex Mr. Olympia Ronnie Coleman che esegue una spaccata.

Questo significa che una riduzione di flessibilità si presenta solo nel caso in cui questa capacità non venga allenata a dovere, e non necessariamente a causa di grandi masse muscolari. Inoltre la mobilità articolare attiva non dipende solamente dalla capacità di rilassamento della muscolatura antagonista, ma anche dalla forza della muscolatura agonista.

Tono muscolare

Quando parliamo di tono muscolare ci riferiamo all’azione che svolgono i fusi neuromuscolari, di cui è stato discusso in questo articolo Propriocettori. Come sappiamo i fusi neuromuscolari sono sempre attivi e mandano continuamente segnali al SNC sullo stato della muscolatura, producendo una risposta che porta ad uno stato di tensione basale chiamato tono muscolare.

Per non avere ripercussioni negative è necessario che l’attività dei fusi sia regolare e che essi non diventino ipersensibili, cosa che aumenterebbe la resistenza muscolare all’allungamento. La sensibilità dei fusi è aumentata quando il muscolo è affaticato ed al mattino dopo il risveglio, mentre si abbassa in stati d’ansia (come prima di una gara) oppure con un riscaldamento che prevede esercizi gradualmente più intensi.

Tessuto connettivo

Le strutture che offrono maggiore resistenza all’allungamento sono le strutture connettive. Se la fascia che avvolge i muscoli oppone resistenza allora la flessibilità ne sarà molto influenzata. L’estensibilità dell’apparato tendineo, legamentoso e capsulare può essere migliorato in maniera ridotta rispetto al muscolo. Per cercare di ridurre la viscosità e gli attriti interni è necessario aumentare la fluidità del sarcoplasma con un buon riscaldamento ed eseguendo continuamente esercizi di stretching.

Età e sesso

Con l’invecchiamento assistiamo a cambiamenti anatomo-fisiologici delle strutture muscolo-tendinee che portano alla riduzione della capacità di allungamento. Nei tendini e nei legamenti diminuisce il numero di cellule e si ha una riduzione delle fibre elastiche, inoltre l’organismo si disidrata. La perdita di acqua contribuisce all’irrigidimento della muscolatura. Per questo motivo è necessario iniziare ad allenare la mobilità articolare in giovane età.

Le donne presentano una migliore mobilità articolare degli uomini a causa delle differenze ormonali. I livelli di estrogeni più alti portano a due vantaggi: aumentano il livello di tessuto adiposo rispetto a quello muscolare e favoriscono la ritenzione dei liquidi.

Riscaldamento e temperatura

Esiste una forte correlazione tra la temperatura interna ed esterna ed il grado di mobilità articolare. Come abbiamo visto qualche rigo sopra, l’aumento della temperatura diminuisce la viscosità interna e la sensibilità dei fusi migliorando la capacità di allungamento.

Fatica

Dopo carichi intensi anaerobici la muscolatura presenta scorie metaboliche. Se questi prodotti di scarto non vengono eliminati (con un buon defaticamento), si avrà un ritardo nel ristabilimento dell’omeostasi ed un aumento della rigidità con conseguente calo di flessibilità. Oltre a questo un livello di fatica elevato aumenta la sensibilità dei fusi neuromuscolari.

Ampiezza del movimento

Svolgendo continuamente movimenti di ampiezza limitata nel muscolo si verificano cambiamenti anatomici. Ricerche di vari autori hanno dimostrato come in un muscolo cronicamente accorciato diminuisce il numero dei sarcomeri (legge della plasticità muscolare Il diagramma lunghezza-tensione).

Per questo motivo è necessario che l’escursione dei movimenti sia sempre completa, oppure bisogna fare attenzione che i muscoli che determinano la prestazione non vengano rafforzati unilateralmente. Se così fosse si produrrebbe uno squilibrio muscolare tra agonisti e antagonisti, condizione che porterebbe a problematiche non solo di mobilità ma anche posturali.

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