Fisiologia dell’allenamento della rapidità

In questo articolo abbiamo parlato della rapidità La rapidità e abbiamo visto come essa dipenda da fattori fisiologici come la percentuale di fibre FT nei muscoli, e da fattori psichici come la motivazione.

I muscoli

Ormai sappiamo che la velocità di contrazione di un muscolo dipende dalla percentuale di fibre bianche veloci che esso presenta. Il corredo di fibre muscolari è geneticamente determinato, l’allenamento della velocità non trasforma le fibre rosse in fibre bianche. Quello che è possibile fare è ipertrofizzare le fibre FT per variare il rapporto percentuale nella sezione trasversa globale (ovvero andiamo ad aumentare la superficie che occupano le fibre FT nella sezione muscolare).

La forza massimale ricopre un ruolo fondamentale per migliorare la capacità di accelerazione in gesti aciclici con impegno isolato, e nella frequenza dei movimenti contro resistenze. Diverse ricerche hanno dimostrato come il tempo di sprint sui 60 m sia fortemente influenzato dalla forza del salto verticale ed orizzontale, e come la grandezza dell’impulso di forza influisca sulla lunghezza dei passi o sulla frequenza.

Se l’impulso di forza nella fase di appoggio è maggiore, aumenta la lunghezza del passo e diminuisce il tempo di appoggio. Per cui un miglioramento della forza rapida specifica (determinata dalla forza massima e dalla tecnica di corsa) è accompagnato da un aumento della forza di sprint o della rapidità di scatto.

Biochimica

La velocità massima dell’atleta dipende dalla misura delle riserve energetiche muscolari e dalla velocità con la quale vengono mobilitate. I sistemi energetici utilizzati in discipline sportive di velocità sono quello anaerobico alattacido e quello anaerobico lattacido, di conseguenza la trasformazione dell’energia dei processi legati all’ATP, al CP e alla glicolisi anaerobica hanno un ruolo primario.

Con l’allenamento è possibile aumentare le riserve dei fosfati energetici (ATP e creatinfosfato CP) e del glicogeno muscolare. L’ATP e il CP aumentano del 20% mentre il glicogeno del 50%. Parallelamente a questo aumenta anche l’attività enzimatica per la trasformazione dei fosfati energetici. In uno studio, dopo due mesi di allenamento di sprint è stato rilevato un aumento del 30% dell’enzima ATPasi, del 20% della miochinasi e del 36% dell’enzima creatinfosfochinasi.

Nei carichi massimali di velocità e forza rapida, come i salti e gli scatti, il metabolismo dell’ATP aumenta di 500 volte rispetto alla condizione di riposo. Questo richiede una massima capacità di trasformazione da parte degli enzimi, cosa resa possibile dall’aumento delle catecolamine. L’aumento di adrenalina e noradrenalina è reso possibile dalla trasformazione dell’enzima fosforilasi che passa dalla forma α a quella β; questo passaggio rende possibile una rapida trasformazione degli zuccheri in energia. Oltre alle catecolamine aumenta anche la produzione di β endorfine che migliorano la tollerabilità al dolore e ritardano la comparsa dell’affaticamento centrale.

Per produrre prestazioni di rapidità è necessario che la risintesi di ATP sia il più veloce possibile. Le riserve di fosfocreatina consentono all’ADP prodotta dalla demolizione dell’ATP, di risintetizzare ATP senza tutti i 10 passaggi necessari che si avrebbero per la via della glicolisi La respirazione anaerobica. La risintesi della CP è limitata dalla disponibilità di ossigeno, per questo motivo una buona resistenza di base risulta importante anche negli sport di rapidità.

La fatica

La fatica determina iperacidificazione della muscolatura e la diminuzione delle riserve energetiche. A causa dell’affaticamento si hanno tassi più elevati di attivazione nervosa, e quindi il sistema nervoso recluta unità motorie supplementari per compensare gli effetti della fatica. Con la fatica diminuisce la funzione della pre-attivazione che porta ad una minor stifness muscolare nel ciclo allungamento-accorciamento. Durante la corsa questo porta ad una diminuzione della lunghezza del passo dovuto alla diminuzione della forza di spinta.

Da quanto appena detto si capisce che in stato di affaticamento non si è in grado di raggiungere la massima velocità, per cui gli esercizi che sono diretti al miglioramento di questa capacità devono essere svolti all’inizio dell’unità di allenamento, dopo un riscaldamento ottimale.

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